Descrizione
il libro
Il fenomeno pandemico è uno “straordinario” detonatore teoretico, capace di porre in rilievo temi e questioni poco o per nulla visibili in un contesto “normale”. Le riflessioni ospitate nel volume – costantemente sospese tra metafisica e giornalismo –rinvengono il proprio Leitmotiv in un tema classico del pensiero filosofico da un secolo a questa parte: la (questione della) tecnica, opzione sempre meno opzionale, sempre più necessaria per un mondo globalizzato.
Con un piglio analitico puntuale ma che indulge generosamente nell’ironia, la prima parte propone uno zibaldone pandemico, assemblando esempi di “giornalismo metafisico” che si focalizzano su alcune ricadute epifenomeniche della vicenda pandemica: dall’idolatria del dato, all’imporsi di un principio de-responsabilità quale stile di governo, fino a una possibile antropologia del virologo.
Nella seconda parte, invertendo i poli in una sorta di “metafisica giornalistica”, attraverso tre saggi di stampo più convenzionale vengono individuate le linee di fondo della emergente società pandemica: una cornice sociale ed epocale al cui interno un fenomeno pandemico si impone come rischio congenito: il tipo di criticità a essa connaturato.
In tal modo la società pandemica si delinea come l’antefatto per l’avvento di un tecno-cosmo.
Si può essere nella società pandemica soltanto se, a monte, si è già data un’epoca della tecnica.
l’autore
Agostino Cera (Pomigliano D’Arco, 1974)
Ricercatore in Filosofia Teoretica presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara. Si occupa di: filosofia tedesca contemporanea, filosofia della tecnica, antropologia filosofica, filosofia del cinema e, più recentemente, di Antropocene.
È impossibile che, a fronte di una tale “bulimia di contenuti” (una bocca-schermo perennemente spalancata, un tubo catodico-digerente perennemente in attività), la realtà possa offrire materiale bastevole per riempire (saziare) i palinsesti […] Ne segue un necessario esito iper-reale e performativo dell’informazione, la quale non potrà più accontentarsi di “restituire fedelmente la realtà”, ma dovrà riprodurla finendo, a furia di ri-produzioni (di “approfondimenti”), per ricrearla e infine surrogarla […].
Si scava: vicino al fatto, dentro al fatto, oltre il fatto e alla fine senza il fatto.
Riducendo la realtà a pretesto.
Agostino Cera