Descrizione
il libro
È con questo ultimo lavoro che Lucarelli vince il Premio Mario Luzi 2019 come miglior saggio inedito sulla poesia contemporanea.
L’autore si focalizza non tanto sulle possibili analogie tra Ungaretti e il pensiero, la letteratura e l’arte barocca, quanto sull’idea stessa di Barocco che il poeta matura e su come questa idea agisca in sede poetica e critica.
Nel primo dopoguerra, in cerca di una tradizione di cui nutrire la propria svolta espressiva, il secondo Ungaretti – per intenderci quello successivo ad Allegria di Naufragi e precedente Il Taccuino del Vecchio – ritrova nel Barocco un periodo storico caratterizzato sia da una profonda crisi culturale ed epistemologica, sia da una drammatica risposta artistica a tale crisi.
Egli s’inserisce così in quel Novecento europeo e modernista che, dopo la cesura del primo conflitto mondiale, torna voracemente a riscoprire la tradizione in un’ottica distorcente, fortemente attualizzante, proiettando nei frantumi del passato l’angoscia contemporanea.
l’autore
Massimo Lucarelli
(Marsciano, 1979), ex normalista, è dal 2008 professore associato di letteratura italiana all’Università della Savoia. Nel 2018 ha conseguito l’Habilitation à Diriger des Recherches presso l’ENS di Lione presentando una monografia inedita sul pentimento nella poesia italiana medievale. Invitato in varie università (tra cui La Sapienza, Penn, Portland State University, Università di Perugia, Perugia stranieri, Pisa, Université de Fribourg, University of Kent, University of Tokyo), ha al suo attivo diverse pubblicazioni, per alcune delle quali ha ottenuto: il Premio Tasso 2004, il Premio della critica Angelo Marchese 2005 e il Premio Mario Luzi 2019 (sezione “saggio inedito sulla poesia contemporanea”).
«Ecco un dramma moderno. Le parole hanno perso il loro valore religioso. […] E in attesa d’essere sorretti da un’altra tradizione, tocca a ciascuno di formarsela, andando alla pesca della propria ideologia e della propria mitologia. Tale è la nostra non invidiabile sorte»
(G. Ungaretti, Punto di mira, 1924)