Paolo Pascucci autore di Piccola fenomenologia del ciclismo su strada e l’intervista di Giorgio Zanchini
Venerdì 7 maggio a su Radio Anch’io di Radio1Rai, condotto da Giorgio Zanchini, un intervento di Paolo Pascucci, autore di Piccola fenomenologia del ciclismo su strada, alla vigilia del Giro d’Italia.
Ascolta qui il podcast dal minuto 44
Leggi alcuni estratti dell’intervista di Giorgio Zanchini a Paolo Pascucci!
L’intervista inizia con una emozionante carrellata audio delle vittorie più emozionanti. Coppi, Gimondi, Moser, Pantani…ci sono tutti.
Ma cosa ne pensano gli ascoltatori? Perché il ciclismo piace? Perché fa parte della nostra storia?
«Il giro d’Italia è un’emozione indelebile soprattutto per chi vive al sud dove non abbiamo la fortuna di vederlo ogni anno come accade ai milanesi»
«Buongiorno sono Diego, dalla provincia di Bolzano. Io mi ricordo esattamente il sessantaquattresimo Giro D’Italia, agli inizi degli anni ’80. Ci fu una tappa a San Virgilio di Marebbe, vicino a casa mia. Frequentavo le scuole elementari e arrivarono i corridori. Ricordo Giovanni Battaglini che vinse la tappa. Che emozione!»
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La passione per la bici è parte di noi
Zanchini prosegue: «La passione per la bici fa parte di tutti noi, immagino che ognuno abbia una bicicletta e che soprattutto nei fine settimana vi dedicate a una sana pedalata. Insomma è una passione che continua ad essere molto presente fra gli italiani, fra gli esseri umani, mettiamola così.» Quindi introduce Paolo Pascucci, l’autore del libro edito da Aras edizioni:
«Paolo Pascucci nella vita è ordinario del Diritto del Lavoro all’università di Urbino Carlo Bo e ha appena pubblicato Piccola fenomenologia del ciclismo su strada. Professor Pascucci, Buongiorno.»
Perché vi innamorate tanto del ciclismo?
risponde Pascucci: «Probabilmente è una passione antica, atavica. Nel mio caso mi è stata tramandata da mio padre. Credo che questo passaggio generazionale abbia riguardato in molti nati nel mio stesso anno. Probabilmente il ciclismo è lo sport di popolo per antonomasia, è lo sport popolare non solo più antico ma, in ogni caso, più sentito.» (…)